LA SINPIA E LA PAS – II

Di recente in Italia il problema della PAS è stato portato all’attenzione dei massimi livelli istituzionali e le valutazioni da essi espresse sono univoche: si tratta di concetti privi di valore scientifico.

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Si è pronunciato per primo il Ministero della salute, che per voce del Sottosegretario alla Salute, prof. Adelfio Elio Cardinale, in risposta a una interrogazione parlamentare fatta dall’On. Borghesi, vice-capogruppo dell’IDV alla camera dei Deputati, così si è espresso:

L’Istituto superiore di sanità, interpellato perché è il più alto organo di consulenza scientifica del Ministero, ha sottolineato che i fenomeni di ritiro dell’affetto da parte del bambino nei confronti di uno dei genitori, emersi in alcuni casi di affidamenti a seguito di divorzio, possono essere gestiti dagli operatori legali e sanitari senza necessità di invocare una patologia mentale per spiegare i sentimenti negativi di un bambino verso un genitore. L’inutile e scientificamente non giustificato etichettamento come «caso psichiatrico» può rendere ancora più pesante la difficile situazione di un bambino conteso. Sebbene la PAS sia stata denominata arbitrariamente dai suoi proponenti con il termine «disturbo», in linea con la comunità scientifica internazionale, l’Istituto superiore di sanità non ritiene che tale costrutto abbia né sufficiente sostegno empirico da dati di ricerca, né rilevanza clinica tali da poter essere considerata una patologia e, dunque, essere inclusa tra i disturbi mentali nei manuali diagnostici.

Al pronunciamento inequivocabile del Ministro della salute ha fatto seguito un altro importante parere che è quello del Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici:

La cosiddetta PAS è priva di riconoscimenti ufficiali in assenza di evidenze scientifiche e non è codificata dai principali sistemi classificativi delle malattie DSM-IV e ICD-10, mancando allo stato attuale criteri diagnostici condivisi nell’ambito della comunità scientifica.

Sono seguiti poi i pareri di due Assessori Regionali alla Sanità; l’Assessore alla sanità della Regione Toscana afferma:

Si ritiene quantomeno inopportuno che un professionista che ha il dovere di descrivere obbiettivamente a e approfonditamente il caso utilizzando gli strumenti che la pratica professionale gli mette a disposizione, si riferisa a una patologia non riconosciuta a livello scientifico e non classificata come malattia.

L’Assessore alla sanità della Regione Emilia Romagna afferma:

L’opinione condivisa dei professionisti della nostra Regione è che al momento la Parental alienation syndrome, o sindrome da alienazione genitoriale, sia da considerare solamente un costrutto di natura argomentativa che, in quanto, tale non può trovare spazio all’interno delle diagnosi cliniche.

Sulla PAS si è pronunciata anche la Società Italiana di Pediatria:

La Sindrome di Alienazione Parentale non è riconosciuta dalla letteratura scientifica di riferimento e non è inclusa né nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) né nell’ICD (International Classification of Diseases) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità” afferma il Presidente della SIP Giovanni Corsello. “La comunità scientifica si è già pronunciata contro l’uso improprio della PAS nelle sofferte e spesso laceranti controversie per l’affidamento dei figli”.

Ed è recente anche il parere dell’Ordine degli Psicologi del Lazio:

Per evitare il ricorso a diagnosi «prive del necessario conforto scientifico, come tali potenzialmente produttive di danni» molto gravi, come la Corte di Cassazione definisce la Sindrome di alienazione genitoriale (Pas) richiamata nel procedimento di appello, è assolutamente necessario che l’ascolto del minore sia condotto in maniera impeccabile da professionisti competenti che siano, dunque, in grado di valutare le affermazioni del minore anche in base allo stadio attuale del suo sviluppo cognitivo e di supportare così l’operato del giudice, ovviamente privo di competenze specifiche al riguardo.

A questo punto reiteriamo la domanda iniziale:

Perché la SINPIA, importante società scientifica italiana di neuropsichiatria infantile, in grado quindi di fare scuola nel settore specifico dei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, si esprime in termini positivi (ved. Linee guida SINPIA e Comunicato SINPIA sulla PAS) su un concetto, quello di alienazione parentale, rigettato dalla comunità scientifica a livello mondiale e in Italia dalle massime autorità istituzionali nel campo della tutela della salute?

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