LA SINPIA E LA PAS – IV

comunicato

Analizziamo ora più in dettaglio il comunicato SINPIA. Il comunicato si trova qui, ma per maggiore chiarezza lo abbiamo aggiunto all’inizio come immagine.

La prima frase è la seguente:

La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ritiene opportuno esprimere il proprio parere in merito all’eco destata dalla recente sentenza n. 7041 del 20.03.2013 della Corte di Cassazione e dalle affermazioni ivi contenute circa la nozione di PAS (Parental Alienation Syndrome).

Una società scientifica come la SINPIA ritiene di esprimere un parere sulle affermazioni contenute in una sentenza della Suprema Corte di Cassazione. Abbastanza anomala come presa di posizione; in quanti altri casi una società scientifica ha ritenuto di esprimere un parere critico su una sentenza giudiziaria?

La seconda frase:

In primo luogo, al di là dell’opportunità che l’autorità giudiziaria si sostituisca alla comunità scientifica nel rilasciare giudizi su argomenti altamente specialistici, si ritiene che il problema relativo all’esistenza o meno di una “sindrome” legata all’alienazione di una figura genitoriale venga posto in modo incongruo.

Qui rileviamo un’inesattezza; l’autorità giudiziaria, nello specifico la Suprema Corte di Cassazione, non si è affatto sostituita alla comunità scientifica ma si è pronunciata su una questione squisitamente giuridica, e cioè che uso si deve fare in tribunale di concetti non validati dalla scienza, ponendo un fondamentale principio giuridico, quello cioè che non si possono adottare soluzioni giudiziarie basate su concetti privi di riconoscimento scientifico. Ne abbiamo già parlato qui (post precedente).

L’invasione di campo, per così dire, avviene al contrario; non è l’autorità giudiziaria che ha invaso il campo scientifico ma è la SINPIA che pretende di dire ai giudici quello che devono accettare in tribunale, anche quando i giudici affermano che certe cose non possono essere accettate, come è il caso del concetto di alienazione genitoriale.

La terza frase:

Fenomeni come il mobbing, lo stalking ed il maltrattamento esistono ed assumono valenze giuridiche a prescindere dal riconoscimento di disturbi identificabili come sintomatici.

Qui la SINPIA avvicina l’alienazione genitoriale al mobbing, stalking e maltrattamento; in effetti, nei rari casi in cui un genitore cerca di manipolare un figlio per metterlo contro l’altro genitore, nella famiglia unita o in quella separata, compie un reato di maltrattamento psicologico nei confronti del minore, sanzionabile penalmente. La definizione di un comportamento del genere c’è già e si chiama maltrattamento del minore (art. 572 del codice penale), perché chiamarlo in altro modo?

Quarta frase:

La comunità scientifica è concorde nel ritenere che la alienazione di un genitore non rappresenti di per sé un disturbo individuale a carico del figlio ma piuttosto un grave fattore di rischio evolutivo per lo sviluppo psicoaffettivo del minore stesso.

In questa frase vengono fatte due affermazioni azzardate.

In primo luogo la SINPIA afferma che la comunità scientifica sarebbe concorde nel ritenere che … ecc, ecc. Quale comunità scientifica di grazia? La comunità scientifica psichiatrica e neuropsichiatrica infantile internazionale, quella che si riconosce nel DSM e nell’ICD, si è già pronunciata contro il concetto di alienazione genitoriale che non è stato nominato in nessuna sezione delle rispettive classificazioni. A questo punto chi resta?

In secondo luogo la SINPIA afferma che questo concetto non scientifico, l’alienazione genitoriale appunto, sarebbe un fattore di rischio evolutivo, ecc, ecc. Tale affermazione non è supportata da evidenze scientifiche. I neuropsichiatri infantili dicano quanti bambini hanno in cura affetti da problemi dello sviluppo psicoaffettivo perché ‘alienati’, come sostiene la SINPIA, da un genitore contro l’altro; ci facciano sapere quanti sono rispetto al totale dei bambini, l’1%, il 10%, il 100%. Ce lo facciano sapere, ovviamente, con dati attendibili, validati dalla ricerca, pubblicati su riviste scientifiche di rilievo; è così che si fa la scienza, non con le affermazioni apodittiche.

Il guaio è, e non lo si vuole riconoscere, che quando un bambino rifiuta il rapporto con uno dei due genitori lo fa perché ha i suoi buoni motivi per esprimere il rifiuto. Naturalmente, se i motivi del rifiuto sono banali la cosa si aggiusta da sé in breve tempo e non c’è bisogno di alcun intervento; ma se i motivi del rifiuto sono gravi, quali violenza o abusi, è bene che quel bambino stia al sicuro, il più lontano possibile dal genitore violento o abusante. Coabitare con un genitore violento o abusante è un sicuro fattore di rischio per il bambino, non il contrario.

A questo punto continuiamo a reiterare la domanda iniziale:

Perché la SINPIA, importante società scientifica italiana di neuropsichiatria infantile, in grado quindi di fare scuola nel settore specifico dei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, si esprime in termini positivi (ved. Linee guida SINPIA e Comunicato SINPIA sulla PAS) su un concetto, quello di alienazione parentale, rigettato dalla comunità scientifica a livello mondiale e in Italia dalle massime autorità istituzionali nel campo della tutela della salute?

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3 Risposte a “LA SINPIA E LA PAS – IV”

  1. e8 molto delicato per un ptireo essere certo di chi compia abusi psicologici verso i figli per avere il predominio sull’altro coniuge. Unica certezza e8 che, in ogni caso, nei bambini restano sofferenze che li segnano a lungo spesso per la vita. Comunque e8 possibile riuscire a capire cosa succede, se si lasciano esprimere lieramente i bambini, se si da loro un ASCOLTO EMPATICO E VERAMENTE NEUTRALE, e se si e8 in grado di fare si che nessuna delle agenzie sociali (associazioni comprese) non interferiscano. La cosa pif9 triste e8 che a volte, con i loro comportamenti, tutti e due i genitori sono inadeguati.

    1. Il problema è proprio questo, garantire ascolto empatico e veramente neutrale del bambino. I vari cosiddetti esperti dell’alienazione parentale hanno messo in piedi un sistema efficace per non ascoltare i bambini, per non far dire ai bambini se hanno subito violenza e da quale genitore, se hanno subito abusi sessuali e da quale genitore. Tutto il sistema della teoria dell’alienazione parentale ha la precisa finalità di screditare la testimonianza del bambino; naturalmente, per questo lavoro di occultamento della verità si fanno pagare le loro consulenze a peso d’oro e raramente rilasciano fatture.

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