LA STIRPE DI NEANDERTHAL (satira sociale)

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L’”Uomo di Neanderthal” è stata una specie che ha preceduto la Sapiens, è convissuta per un certo periodo con quest’ultima e poi pare che si sia estinta. Dotata di buone capacità tecniche pare fosse invece di scarsa intelligenza, o comunque incapace della funzione simbolica, espressione quest’ultima delle forme più evolute di intelligenza e forse il fattore che ha consentito alla specie Sapiens di sopravvivere ed evolversi.

Sull’estinzione del Neanderthal abbiamo dei dubbi, fondati non su ricerche paleontologiche ma osservando quel che accade nel web. Si osservano infatti dei soggetti singolari, provvisti di buone, se non a volte ottime, capacità tecniche di tipo informatico sprecate però in attività di nulla utilità se non quella connessa a un succedaneo godimento di natura masturbatoria. Ormai, presi nel loro insieme, costituiscono una sorta di continente spazzatura, come quello che si è creato al largo degli oceani.

Dalla mole dei loro copia-incolla internetici, dagli interventi pedissequi su ogni tipo di blog, pagine Facebook, forum, ecc, si direbbe che l’attività principale di questi soggetti sia il tastierismo compulsivo H/24; nessuna capacità di analisi di ciò che postano, nessuna capacità di critica, nessuna capacità metacomunicativa, solo la ripetizione ‘a pappagallo’ degli stessi identici concetti, ripresi e rilanciati più volte, come se non conservassero memoria di essi.

Queste limitazioni intellettive rimandano sicuramente alle limitate capacità intellettive dell’uomo di Neanderthal, per questo dicevamo sopra che dubitiamo della sua estinzione; sicuramente alcuni esemplari sono sopravvissuti in qualche nicchia dis-ecologica e si sono riprodotti giungendo sino a noi, forse non molto riconoscibili in base alle loro caratteristiche somatiche ma sicuramente riconoscibili in base alla loro scarsa dotazione intellettiva accoppiata alla notevole abilità tecnica come smanettoni informatici. Scarsamente acculturati, compensano la loro scarsa cultura con un narcisismo smisurato, presunzione e arroganza degne di miglior causa.

L’ultima neanderthalata, in ordine di tempo, inerisce una questione attinente la cosiddetta bigenitorialità, tanto amata dai sé-dicenti padri separati, novello status sociale per il quale nella scorsa legislataura avevano addirittura proposto un disegno di legge per tutelarsi dall’estinzione, meschinelli.

Uno di loro, un buontempone certamente, ha pensato di scrivere un articolo dal sottotitolo accattivante: Lo stato dell’arte in tema di domiciliazione dei figli di coppie separate. La rivista che lo pubblica non è proprio delle più prestigiose in campo scientifico, si tratta dell’organo ufficile della Società italiana di pediatria preventiva e sociale, comunque autorevole.

La valutazione della bontà di un articolo scientifico prevede ovviamente la valutazione della bibliografia citata, e qui caschiamo male perché l’autore dell’articolo per prima cosa cita un suo libro autopubblicato (sul modello gardneriano); facciamo pure questa concessione al narcisismo dell’autore e andiamo avanti.

La seconda citazione è di tutto rispetto: Battaglia M, Pesenti-Gritti P, Medland SE et al: A genetically informed study on the association between childood separation anxiety, sensitivity to CO2, panic disorder and the effect of childood parental loss (Uno studio geneticamente informato sull’associazione tra ansia di separazione del bambino, sensibilità all’anidride carbonica, disturbo di panico e l’effetto della perdita genitoriale nell’infanzia).

A un primo sguardo questa citazione non dovrebbe avere molta attinenza con il tema dell’articolo (la domiciliazione dei figli di coppie separate), ma andiamo a leggere come questa citazione entra nell’articolo; scrive l’autore (il buontempone di cui sopra): “il gruppo di studio di Battaglia ha dimostrato che «i bambini geneticamente predisposti sottoposti a traumi da divisione dai genitori – lutti o separazioni coniugali difficili – in tenera età, hanno elevate probabilità di soffrire da adulti di crisi di panico per un’azione modificatrice sui centri bulbari della respirazione»”.

Queste parole, e il periodare della frase, tipicamente neanderthaliano, ci hanno fatt* saltare sulla sedia; possibile che il Prof. Battaglia e i suoi collaboratori abbiano scritto queste cose? No, non le hanno mai scritte; siamo andat* a cercare il lavoro e queste cose non sono scritte nel lavoro originale (una disamina esauriente la si trova qui).

Per sovrappiù, il buontempone di cui sopra ha diffuso anche una traduzione in inglese del suo articolo e in questa, meraviglia delle meraviglie, il cognome del Prof. Battaglia diviene Battle; insomma, a farla breve, un pesce d’aprile fuori stagione. Ha confuso, manipolando ad arte, l’ansia da separazione con la separazione genitoriale, ha scambiato (ignoranza dell’anatomia umana normale? non crediamo, si tratta di un medico, e se non conosce l’anatomia stiamo proprio messi bene) i chemiorecettori carotidei (sensibili alla concentrazione di CO2 nel sangue) con i centri bulbari della respirazione. I primi si trovano nelle pareti delle arterie carotidi interne, nel collo, al di fuori del cranio, i secondi invece si trovano nel bulbo del mesencafalo, all’interno del cranio. Insomma un pastrocchio disinformativo incredibile.

Naturalmente questo articolo è stato ripreso da diversi neanderthaliani e spammato sui loro vari blog e pagine Facebook; di recente è stato ripreso da un altro neanderthaliano tipico che gestisce un sito da lui chiamato “La conoscenza”, parola che in neaderthalese significa invece “L’ignoranza”. Che dire, se amano nutrirsi di spazzatura sono problemi loro.

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