L’ESPERIENZA INGLESE (seconda e ultima parte)

University_of_Oxford

Il documento cita tantissima bibliografia, la maggior parte della quale molto recente, e stabilisce alcuni punti fermi:

1. non c’è evidenza scientifica del fatto che sussista una relazione fra lo sviluppo del bambino e la quantità di tempo che lo stesso trascorre con un genitore; ad essere determinante per il benessere del minore è la qualità del rapporto con il genitore, non la quantità di tempo che materialmente trascorrono insieme (pag.6);

2. per un bambino, lo spostarsi da una residenza all’altra è un’esperienza influenzata da una serie di fattori: la distanza fra le abitazioni, il livello di conflittualità esistente fra le due figure genitoriali, la frequenza degli spostamenti e, ovviamente, la personalità e le preferenze del minore stesso; un continuo “impacchettare e trasferirsi”, oltre alle difficoltà pratiche, può comportare al bambino un notevole stress emotivo (pag.6);

3. quelle famiglie separate che riescono a gestire un simile regime (cioè lo shared parenting time) si sono accordate autonomamente sulle modalità e presentano di solito le seguenti caratteristiche: i genitori hanno un alto livello di scolarizzazione, sono economicamente benestanti, hanno un orario di lavoro flessibile, le abitazioni sono vicine e il padre era coinvolto nella vita del minore prima della separazione, cioè si occupava quotidianamente della cura dello stesso, almeno sin da momento in cui il bambino ha iniziato a frequentare la scuola elementare (pag.6);

4. l’affido condiviso stabilito di comune accordo tra i genitori e l’affido condiviso imposto dal Tribunale a coppie conflittuali non producono i medesimi risultati (pag.7);

5. non ci sono comunque studi scientifici sugli effetti a lungo termine di qualunque tipo di affido condiviso (pag.7);

6. le situazioni in cui l’affido condiviso, inteso come shared parenting time, non è consigliabile per gli effetti negativi che ha sul minore sono tre: quando la madre manifesta preoccupazione per la sicurezza del minore, quando c’è un alto livelo di conflittualità genitoriale, quando il minore è molto piccolo (pag.8).

Situazione n°1: la preoccupazione della madre. Uno studio su 10.000 casi di affido condiviso riporta che quelle madri che manifestano preoccupazione per la sicurezza del minore sono di solito madri che hanno subito abusi dall’altro genitore: si configura, cioè, una situazione di violenza domestica preesistente alla separazione (la violenza assistita è un abuso su minore a tutti gli effetti);

Situazione n°2: l’analisi dei casi di minori per i quali è stato predisposto un affido condiviso con un alto livello di conflittualità fra i genitori, ha dimostrato che gli stessi minori dopo 3-4 anni – durante i quali hanno continuato a subire il conflitto a causa delle modalità dell’affido – presentano difficoltà attentive, difficoltà nella concentrazione e difficoltà a portare a termine un compito assegnato; più rigido è il regime del condiviso, maggiori sono le difficoltà del minore, che può raggiungere livelli di iperattività e disattenzione clinicamente rilevanti; quando la conflittualità è tale che i genitori non comunicano l’uno con l’altro, creando il fenomeno della genitorialità parallela (parallel parenting) la stabilità del minore è a rischio.

Situazione n°3: per un bambino al di sotto dei 4 anni è particolarmente deleterio stabilire che si sposti di notte in notte da una casa all’altra.

L’ultimo argomento trattato dallo studio è il mantenimento e il problema dell’inadempienza dei padri; una delle argomentazioni a sostegno dello shared parenting sostiene infatti che una equa suddivisione del tempo incoraggerebbe il genitore restio a contribuire economicamente alla vita dei figli ad assumersi le sue responsabilità. Si domanda lo studio: Does shared time encourage fathers to financially support their children? (pag.9) Davvero il condiviso incoraggerebbe i padri a sostenere economicamente i propri figli?

La risposta è NO: property settlements reached when shared time is in place will result in longer-term economic disadvantage for separated mothers and children and increased social security costs. Gli accordi economici relativi alle proprietà raggiunti in regime di affido condiviso finiscono con l’essere svantaggiosi per le madri e i minori, causando tra l’altro un aumento degli oneri per il welfare.

A pag. 12 lo studio offre una panoramica sul grado di soddisfazione dei soggetti sottoposti ad accordi che impongono lo shared parenting. Da un intervista ai padri, alle madri e ai figli risulterebbe che parents are more likely to be satisfied than children and fathers are more likely to be satisfied than mothers: in percentuale i genitori sono più soddisfatti dei figli e i padri sono più soddisfatti delle madri. Mentre il padre è soddisfatto anche se il rapporto continua ad essere molto conflittuale, la madre è più in linea con lo sconforto del minore di fronte ad una soluzione che, invece di sedare i conflitti, li perpetua nel tempo.

Insomma: chi non è per niente contento è il bambino.

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