VIOLENZA CONTRO LE DONNE E MEDIAZIONE FAMILIARE

stalker

«Sono più vicino di quello che pensi, raggiungerti è questione di ore. Aspettami e arriverò».

«Ricordati queste parole: devi vivere come se dovesi morire domani. Ogni notte prima di addormentarti l’incubo della mia presenza ti farà desiderare di non essere mai nata».

«Per me sei già morta, devo solo seppellirti io ma a modo mio, e questa volta non sbaglierò».

Queste terribili frasi sono tratte dal libro “Confessioni di uno stalker pentito” e sono emblematiche del tipo di pensieri che attraversano la mente di uno stalker; la relazione di stalking non è una relazione di conflitto tra due persone per la quale si possa proporre un percorso di mediazione civile, o familiare nei casi di violenza in famiglia.

La stessa parola con la quale si indica questa relazione ci dice che non si tratta di un conflitto; stalking deriva dal verbo inglese to stalk che significa ‘braccare’, ‘perseguitare’, o nel linguaggio tecnico della caccia ‘fare la posta’; esattamente come il cacciatore che fa la posta alla selvaggina. Qualcuno penserebbe mai di proporre una mediazione civile, o familiare, tra cacciatore e selvaggina? Pensiamo di no.

Nello stalking avviene la stessa cosa: un persecutore, lo stalker, prende di mira una persona, di solito di sesso opposto, e inizia a perseguitarla mediante appostamenti nei luoghi che la vittima frequenta, telefonate, missive, SMS. Volendone dare una definizione più tecnica ci sembra tuttora valida quella dei Proff. Galeazzi e Curci, dell’Universtà di Modena e Reggio Emilia: “un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e comunicazione nei confronti di una ‘vittima’ che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi”.

Non può essereci nessuna mediazione in questi casi; l’unica cosa sensata da fare per salvare la vittima dal suo persecutore è quella di allontanare il persecutore dalla vittima. La mediazione, o altri percorsi psicologici comuni, andrebbero solo nella direzione di rinforzare i comportamenti persecutori, è un modo per perpetuare la violenza di genere.

Siamo sicur* che nessun* dei proponenti le petizioni che stanno girando nel web ha questo obiettivo, ma è quello che accadrà. Si chieda alle vittime di stalking se hanno voglia di incontrare i loro persecutori.

REFERENZE BIBLIOGRAFICHE

Mottola M. G.: Confessioni di uno stalker pentito. Baldini Castoldi Dalai Editore, 2011.

Galeazzi G. M., Curci P.: Sindrome del molestatore assillante (stalking): una rassegna. Giornale Italiano di Psicopatologia, n° 7 Fasc. 4, 2001.

Curci P., Galeazzi G. M., Secchi C.: Le sindrome delle molestie assillanti (stalking). Bollati Boringhieri, 22003.